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Sull’antico sentiero dei pellegrini da Vieste a Monte Sant’Angelo

Pubblicato da Redazione Gargano.it il 24 Settembre 2018
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La Via per San Michele un percorso totalmente a piedi di 88 km che parte il 28 settembre da Vieste arrivando a Monte Sant’Angelo all’ingresso della Reale Basilica di San Michele Arcangelo con ritorno a Vieste per la messa di ringraziamento del 30 settembre che si terrà in Cattedrale.
Il percorso non si presenta particolarmente complesso, ma è certamente riservato agli amanti della natura e alle lunghe passeggiate all’aria aperta che cercano esperienze autentiche, con le quali scoprire e conoscere nuovi territori e culture diverse. Si tratta comunque di un cammino di oltre 80 chilometri, e un dislivello massimo di 800 metri e richiede una preparazione psicofisica adeguata.
Nel Medioevo, i grandi itinerari della fede si snodavano lungo le rotte dei mari o i sentieri d’Oriente per raggiungere la Terrasanta, verso le strade per Roma, e lungo il “camino de Santiago” di Compostela, ma anche lungo la “Via Sacra Langobardorum” che univa direttamente Benevento a Monte Sant’Angelo, ma ben presto collegò l’Europa occidentale con la Terra Santa, tramite i porti di Brindisi e Otranto.
la-via-di-san-michele-arcangelo-garganoLa denominazione dell’itinerario al Monte Gargano è legata alla presenza dei Longobardi, che fecero del Santuario dell’Arcangelo il loro santuario di riferimento e diffusero il culto micaelico in tutta Europa. Un culto che resiste dal Medioevo e si rinnova da oltre 1500 anni. Secondo la tradizione, l’Arcangelo apparve nel 490 a Monte Sant’Angelo, stabilendo colà la sua dimora. Il santuario, soprattutto durante il periodo delle Crociate, divenne la tappa obbligata per il passaggio in Terra Santa, sostegno ideale nella crociata contro i Turchi. Il Gargano divenne così uno dei luoghi di culto e pellegrinaggio più frequentati del Medioevo. Papi, Imperatori e Cavalieri percorsero le impervie contrade della Sacra altura, incamminandosi d’inverno, a piedi scalzi, lungo i suoi tornanti, per chiedere all’Arcangelo la remissione dei propri peccati.
Il pellegrinaggio era considerato “il cammino verso la salvezza”. Fra i pellegrini vi erano ricchi e poveri, sani e infermi, santi e peccatori, tutti accomunati da uno stesso sentimento: riacquistare la fede perduta e con essa la salvezza eterna. Si narra che San Francesco, non ritenendosi degno di entrare al cospetto del Principe delle Celesti Milizie, si fermasse a pregare dinanzi all’entrata della grotta.
Il pellegrinaggio, dalla fine dell’800, assunse una vera dimensione di massa: gruppi di devoti partivano da tutta Italia per raggiungere Monte Sant’Angelo, a piedi o a bordo di caratteristici carretti. Giovanni Tancredi, nel 1938, descrisse così le “Compagnie di Sammichelari” che salivano gli impervi tornanti del Monte Gargano: “Chi vuol avere la sensazione della vera fede, venga quassù ed osservi le strade carrozzabili, gli impervi sentieri, le coste dei monti dove giovani e vecchi, uomini e donne con grossi involti sul capo, con le scarpe e le uose in mano, sgranando il rosario, salgono in lunghe file serpeggianti, oppure dispersi per le diverse scorciatoie come branchi di pecore pascenti, cantando interminabili litanie”.

Ai partecipanti, come dono per l’impegno e la dedizione profusi, verrà donato il fazzoletto del pellegrino e un attestato di partecipazione, simboli che testimoniano la devozione nei confronti di San Michele Arcangelo.