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Da Coppa del Giglio a Monte Spigno

Pubblicato da Redazione Gargano.it il 5 Giugno 2015
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11.Caserma delle guardie di Coppa del Giglio Valle Ragusa Casa Pezzente

Durata: varia /Difficoltà: difficile

Caserma delle guardie di Coppa del Giglio Valle Ragusa Casa Pezzente (strada San Giovanni Rotondo/Carpino) [Coppa del Monaco] Bivio Caserma delle Guardie Monte Spigno S.S. 528 (Km 40+350)

Accessi:
Strada comunale Cassano/Pian dell’Incudine (da S.S. 272); strada San Giovanni Rotondo/Carpino; S.S. 528.

Cartografia di riferimento:
Carta I.G.M.I 1:25.000 – Foglio 156 II NE, Monte Spigno; Foglio 156 II SE, S. Salvatore e Foglio 157 III SO, Monte Sant’Angelo. Carta I.G.M.I. 1:50.000 – Foglio 397, Manfredonia.

Itinerario molto impegnativo che decorre in parte all’ombra e per gran parte allo scoperto. nella Valle Ragusa si ritrova una fra le più belle cerrete del Bosco Quarto, con esemplari di notevole dimensione a sinistra, poco prima di deviare sulla strada per Coppa del Monaco. Sopra Monte Spigno diffusa presenza di fenomeni di carsismo superficiale con campi carreggiati e doline che conferiscono al paesaggio un aspetto lunare. Panoramica sulle cerrete di Bosco Quarto, sulla Valle Carbonara sovrastata dall’abitato di Monte Sant’Angelo, su Monte Sacro a Ovest fino ai laghi costieri. Rappresenta il proseguimento dell’itinerario n.15 Monte Sant’Angelo – Coppa del Giglio.

 

DESCRIZIONE PERCORSO

Da Coppa del Giglio dirigersi verso Pozzo Giovannone, giunti nella Valle Ragusa piegare a sinistra. Percorsa tutta la valle, e parte della Valle Pezzente, si giunge sulla strada San Giovanni Rotondo/Carpino. Si prende a destra e dopo breve tratto ancora a destra, proseguendo sulla strada che decorre parallela alla Valle Ragusa, che va seguita in direzione Coppa del Monaco. Al bivio della Caserma delle Guardie si piega a sinistra e dopo uno “stazzo” si prosegue lungo il muretto a secco che delimita la faggeta da un pascolo, mantenendosi sulla linea di cresta fino ad arrivare alla cima più alta del Monte Spigno (nell’ultimo tratto la mulattiera non è ben visibile). Il sentiero, mal tracciato, si ritrova in prossimità di una cisterna, e conduce ad una carrareccia. Questa, dopo un tratto in quota, discende dapprima lentamente poi, diviene più ripida fino a giungere, dopo una serie di tornanti, alla Strada Statale 528 poco dopo il km 40.

Variante.

Anziché prendere la strada bianca, si può arrivare per una carrareccia alla Masseria Pinciaro, nei pressi del km 39 della S.S.528 dove, previo accordo, potrebbe esserci la possibilità di rifocillarsi. Poco distante infatti c’è Masseria Luciani, tuttora in attività, che pratica l’allevamento di capre e cavalli.

IL PAESAGGIO

Nella fresca e fertile Valle Ragusa vegeta una fra le più belle fustaie di cerro di Bosco Quarto, che conferisce notevole pregio a questo tipo di formazione. Nella cerreta si inserisce il carpino bianco e le due specie sono rappresentate da splendidi esemplari secolari di dimensioni ragguardevoli, avvolti da vitalba ed edera che sono il rifugio ideale di una moltitudine di uccelli. Qualche grossa pianta di Carpino mostra i segni di una ripetuta capitozzatura, che in passato si praticava molto probabilmente per il fabbisogno di frasca per il bestiame e per ricavare legna da ardere, senza peraltro dover rinunciare al pascolo. Fra le altre specie forestali si può notare qua e là qualche raro esemplare di pioppo tremulo, salicone e faggio; quest’ultimo rappresentato in modo sporadico nel fondovalle, sarà invece presente con formazioni pure procedendo verso Monte Spigno.
La copertura è piuttosto densa, e nelle zone in cui filtra pochissima luce il sottobosco è universalmente rappresentato da una fitta copertura di agrifoglio e pungitopo, specie cioè che tollerano l’ombra e non sono pascolate dal bestiame. In alcuni tratti lo strato arbustivo è costituito invece da felci, rovi, biancospino e prugnolo, che indicano l’azione di un pascolamento non regimato.
Camminando per la valle, insieme al cerro, nella parte più alta, che è anche la zona più arida, si possono notare, piante di acero opalo, carpino nero e roverella. Dirigendosi successivamente verso Coppa lo Monaco il suolo diventa superficiale con roccia affiorante. Alle belle cerrete della Valle Ragusa si sostituisce una formazione a carpino nero misto a cerro e qualche acero. Numerose sono le radure e i campi carreggiati dove si ritrova abbondante l’asfodelo, pianta indicatrice di un pascolamento eccessivo e quindi di degrado del cotico erboso. Subito dopo Coppa lo Monaco si entra in una bella faggeta, che ha però estensione limitata, mentre ben presto riprende il bosco a prevalenza di cxarpino neroe acero opalo; per un breve tratto riappare anche la cerreta pura.
Si passa poi per un incluso coltivato, che interrompe la continuità del bosco, e si ritorna infine nella faggeta fino alla Caserma delle Guardie. Salendo di quota, si arriva in una zona “Belvedere” da cui è possibile scorgere dall’alto il fondovalle coltivato (Parco San Benedetto, Parco San Michele, Piscina Pantolfe, Filo di Scolli). In questa zona, nonostante la quota (circa 1000 m s.l.m.), si trovano alcune piante di leccio in forma arbustiva perché morsicate dal bestiame, mentre dalla cresta tutta la pendice esposta a Sud è ricoperta quasi interamente da leccio. Su questa cima c’è uno “stazzo”, intorno al quale esistono ancora i muretti a secco di un antico recinto per il bestiame e un bell’esemplare di cerro. Uno di questi muretti separa la faggeta da un pascolo alberato con roverella, carpino e qualche acero campestre. La morfologia è caratterizzata da una serie di ampie doline, spesso affiancate; il loro fondo è per lo più ricoperto da felci, ma in alcune di esse, più ricche in umidità, ci sono ancora buoni pascoli, soprattutto vicino alle masserie.
Le numerose piante sparse di roverella indicano che in questa zona il bosco era in passato più esteso.
Attraverso faggete e piccoli castagneti, zone pascolate e ruderi di vecchie masserie abbandonate, si giunge in un rimboschimento piuttosto esteso di pino nero (in parte danneggiato dal fuoco) che si alterna a zone prive di vegetazione, con calcari affioranti. Successivamente cominciano ad incontrarsi le prime leccete; nella parte più bassa, insieme a rimboschimenti ben riusciti di pino nero e pino d’Aleppo si inseriscono tratti a lecceta. La zona si presenta così con una copertura boschiva quasi completa.